UNGARETTI A 50 ANNI SI ILLUMINA DI IMMENSO
Giuseppe Ungaretti, poeta di origine lucchese, viene ricordato in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa dal suo pronipote Francesco Ungaretti Dell'Immagine.
Data: lunedì 1 giugno 2020
Con grande piacere offriamo spazio al giovane Francesco Ungaretti, avvocato penalista e candidato alla vice presidenza dell'Associazione I Cavalieri per il prossimo triennio 2020/2022. "Desidero ricordare uno dei più grandi poeti italiani del '900" afferma il discendente della famiglia lucchese Ungaretti (da parte del fratello di suo Nonno) "ecco una vera e propria biografia che mette in risalto non solo le doti artistiche ma anche quelle di un grande Uomo. Era diventato un personaggio amato e popolare oramai anziano, grazie alle sue apparizioni televisive negli anni '60, quando commentava qualcosa o recitava i versi dell'Odissea a introduzione dello sceneggiato, in quel modo un po' gigionesco, declamatorio, ma sempre espressivo, intenso, e con quegli occhi scintillanti e sorridenti...". Come afferma Anna Bertini Presidente We Write I Cavalieri "ricordo sempre il mio Prof del Liceo e la sua capacità nel trasmettere il concetto di "Porto Sepolto" quel luogo misterioso dentro di noi che indagare è allo steso tempo invano e necessario...."
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria D‟Egitto l‟8 febbraio 1888, (anche se viene registrato all‟anagrafe come nato il 10 febbraio), dal momento che i genitori, di origine lucchese, si erano trasferiti in Africa in quanto il padre lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez.
All‟età di soli due anni, nel 1980, il poeta subisce il primo grave lutto in famiglia perdendo il padre. Resta la madre; donna che il figlio scolpirà per sempre nel Sentimento del tempo (1933) come «statua davanti all‟eterno», e aggiunge: «era una donna energica, e quando alzava la voce faceva tremare. Non la vidi piangere che una volta».
È proprio grazie all‟attività di fornaia della madre che Giuseppe può proseguire i suoi studi, frequentando una della scuole più prestigiose di Alessandria, “l‟École Suisse Jacot” sotto l‟insegnamento del Professor Kohler, il quale, leggendo in classe il «Mercure de France», comincia a fargli scoprire il mondo lontano e suggestivo della letteratura. «Mi gettai su Mallarmé, lo lessi con passione ed, è probabile, alla lettera non lo dovevo capire; ma conta poco capire alla lettera la poesia; la sentivo. Mi
seduceva con la musica delle sue parole, con il segreto». In questi anni, Giuseppe si avvicina anche alla politica, grazie a una delle più importanti e durature amicizie della sua vita, che nasce precisamente nel 1906, con il compatriota, a sua volta emigrato, Enrico Pea, scrittore versiliese e organizzatore del circolo anarchico «Baracca rossa». Quest‟ultima, che era un deposito di marmi e legname, dipinto appunto di rosso, diviene sede di incontri per anarchici e socialisti. Incontro che viene descritto dallo stesso Ungaretti con queste parole: «Conobbi Pea per caso. Faceva parte di un circolo anarchico. […] Aveva fatto costruire la Baracca rossa di cui qua e là parla nei suoi libri, e, al piano superiore, uno stanzone l‟aveva destinato a conferenze, assemblee, sproloqui, cospirazioni di sovversivi che ad Alessandria d‟Egitto, ch‟era allora la città più ospitale del mondo, capitavano d‟ogni dove. Eravamo andati anche noi del Circolo ateo a chiederne l‟uso. Fu così che si strinse tra Pea e me un‟amicizia insolita, fortissima, che decise del destino in arte dell‟uno e dell‟altro».
Nel 1912, dopo un breve soggiorno al Cairo, lascia l‟Egitto per trasferirsi a Parigi dove alloggia al «5, rue des Carmes», pensione vicina all‟Università della Sorbona in cui studia per due anni frequentando le lezioni di Letteratura Francese ma senza conseguire la laurea. Per prendere un titolo di studio dovrà attendere fino al 1914, quando rientra in Italia e consegue l‟abilitazione all‟insegnamento della lingua francese: darà l‟esame a Torino con Farinelli. Nel viaggio parigino lo precede il vecchio compagno di scuola e amico Moammed Sceab. Parigi rappresenta per entrambi il salto vitale, l‟esperienza decisiva per tutti i giovani intellettuali europei; ma non tutti ce la fanno, e qualcuno paga il prezzo più alto: è proprio questo il caso di Sceab, suicida nel 1913, al quale Ungaretti dedicherà una delle sue più famose poesie, In memoria che apriva la raccolta nella prima edizione del Porto sepolto del 1916.
Proprio il periodo parigino (1912-1914) gli permette di entrare in contatto con gli ambienti dell‟avanguardia e con artisti esponenti del movimento futurista come Picasso, Braque, De Chirico, Modigliani; ogni giorno fa la conoscenza di un genio. Questi, per citare lo stesso Ungaretti, «furono incontri con un tipo d‟arte e con un tipo di moralità che hanno avuto decisiva importanza nella mia formazione generale, e, naturalmente, nella mia poesia» . Si lega di sincera amicizia con Apollinaire e con altri poeti francesi, ma anche e soprattutto con Palazzeschi, Soffici e Papini che gli
aprono la collaborazione a «Lacerba» , rivista futurista in cui Ungaretti pubblicherà nel 1915 la sua prima poesia, Il paesaggio di Alessandria d’Egitto, compresa poi nella raccolta Il porto sepolto (1916).
Già dalle prime prove è evidente l‟influsso della cultura francese più che quella delle esperienze crepuscolari, futuriste e vociane. Da Apollinaire Ungaretti eredita un tema che sarà una costante della sua produzione: la concezione della vita come vagabondaggio alla ricerca della quiete dell‟anima.